Carlo Tamburini: “Vorrei correre sempre, adoro la Indycar”

Straordinario talento, il giovanissimo pilota italiano (classe 2005) corre con il team MM Motorsport nel campionato TCR italiano…
18.07.2022 12:52 di Fabrizio Ponciroli Twitter:    vedi letture
Carlo Tamburini: “Vorrei correre sempre, adoro la Indycar”

Si chiama Carlo Tamburini ed è un pilota di enorme talento. Corre con il team MM Motorsport nel campionato TCR italiano, con cui ha vinto la tappa a Imola. Tanti i sogni che ha nel cassetto. Li ha svelati, in esclusiva, a Cartoniegiochi.com.

Ci racconti il tuo primo ricordo legato ai motori?
"Non credo di riuscire a ricordare quale sia stato il primo, ero ancora un bambino e quindi faccio fatica a stabilire un ordine. È stato un processo graduale di avvicinamento al mondo del motorsport che mi ha portato a dove sono ora, quindi al dedicare più tempo possibile a questo universo. Ho però una serie di esperienze dell’infanzia che anche ai miei genitori piace ricordare. Mi ricordo le gare di F1 subito dopo pranzo, da piccolo tifavo Vettel perché giovane e quasi sempre vincente. Ho sempre preferito gli atleti giovani e continua ad essere così. Non mi limitavo a guardare le gare in televisione, mio papà mi portava spesso in autodromo per seguire diverse categorie, ma anche in diverse officine per parlare con meccanici che si occupavano di elaborare auto o di restaurare quelle storiche. Ricordo quando fosse forte il suono del motore di alcune vetture che vibrava dentro il mio piccolo corpo da bambino. Tuttavia mi ci sono abituato e ho imparato a riconoscerlo quasi come una musica, qualcosa che solo chi ama questo mondo può capire. Addirittura un pomeriggio mentre insieme a mio papà giravamo nella sua Lotus, sportiva e decisamente non confortevole, mi sono addormentato senza problemi. Il primo ricordo da protagonista è sicuramente la mia prima giornata con un go-kart con motore a scoppio. Era il giorno del mio nono compleanno, 23 febbraio, e faceva freddo. Ero decisamente teso e appena sceso in pista sono rimasto impressionato dalla velocità del mio go-kart, che a primo impatto per un bambino è sicuramente brutale. Tuttavia mi ci è voluto poco prima di arrivare a chiedere al mio meccanico se poteva rendere il motore più veloce in qualche modo…".

Chi ti ha avvicinato al mondo delle corse?
"Senza dubbio mio papà. Non sono mai stato forzato ma semplicemente accompagnandolo un po’ ovunque sono venuto a contatto con questo mondo. Lui ha sempre avuto questa passione da quando era un adolescente e quindi aveva anche tante cose da raccontarmi e farmi vedere. All'inizio giocavo con le macchinine, simulando tutte le gare che vedevo in televisione con un circuito immaginario sul pavimento di camera mia e poi sono passato ad avere un volante tra le mani per davvero".

Il momento più bello e quello più difficile…
"Il momento più bello è stata probabilmente la vittoria ad Imola di quest’anno. È quella per cui ho lavorato di più, ma allo stesso tempo sono convinto che ricordi meno recenti siano stati altrettanto speciali, ma essendo di qualche mese o qualche anno fa mi vengono in mente un attimo dopo. Ho grandi ambizioni per vittorie importanti a livello mondiale, ma penso che vivere il motorsport da pilota comporti tanti momenti belli al di là delle vittorie, quindi cerco di godermi ogni parte del mio sport il più possibile, anche se quando si alza il livello diventa più difficile ricordarsi di quanto è bello ciò che si sta facendo. Momenti difficili ce ne sono stati molti, cerco sempre di imparare e voltare pagina. Le aspettative verso me stesso sono sempre alte, credo che nessuno mi abbia mai messo più pressione di quanto io faccia con me stesso. Quando subentra la sfortuna o miei errori è sempre brutto, ma penso a quello che ho imparato più che al momento stesso. Questo sport è fatto di alti e bassi e devi imparare a conviverci sempre meglio, cosa che sono in grado di fare ma che nel tempo migliorerò ancora. La mentalità degli atleti è sottovalutata ed è molto importante, quindi sto cercando di apprendere il più possibile anche in quell’ambito".

Cosa fai quando non corri? Raccontaci i tuoi hobbies...
"Fosse per me correrei tutti i giorni. C’è sempre ansia e tensione al livello giusto, quello che ti aiuta a concentrarti, ma nonostante questo lo farei sempre. Correre comporta anche viaggiare, un’altra cosa che amo, e quindi è davvero perfetto. Nel tempo libero cerco di fare attività relative al motorsport, come allenarmi in palestra e non solo, lavorare al simulatore e restare in contatto con questo mondo il più possibile. Oltre al motorsport amo il basket, anche se ultimamente non ci gioco spesso utilizzando così tante energie per un altro sport. Preferisco quindi attività tranquille che mi aiutino a recuperare, guardare un film, leggere libri che parlano di sport o ascoltare musica prevalentemente hip hop. Passo volentieri del tempo con la mia ragazza che è l’unica persona che riesce a distrarmi per poco dal motorsport. Mi piacciono molto anche gli animali. Mi definirei una persona molto tranquilla quando non indosso un casco".

Sei bravo anche negli Esports?
"Sicuramente non sono a livello dei sim racer, dato che ho meno ore disponibili per il simulatore e una postazione meno professionale. Tuttavia mi piace confrontarmi con altre persone online, con la piattaforma iRacing il livello è davvero alto. Senza l’adrenalina della macchina provo quasi più tensione in un giro di qualifica al simulatore che nella realtà, e a volte devo ricordarmi che è solo un allenamento e non posso arrabbiarmi troppo quando succede qualcosa".

Un campione al quale chiederesti l’autografo...
"Probabilmente Lando Norris, dato che quello di Ricciardo, un altro pilota che mi piace seguire, ce l’ho già. Più che chiedere un autografo mi piace parlare con i piloti professionisti, alla fine è come se fossimo colleghi e proviamo le stesse sensazioni. Soprattutto con piloti stranieri è facile legare e scambiare due chiacchiere con rispetto reciproco. Quindi credo che quando incontrerò Lando la mia priorità non sarà chiedere un autografo…".

Il tuo più grande sogno nel cassetto..
"Penso che semplicemente diventare pilota professionista sia un sogno enorme per via della sua difficoltà. Tutti gli atleti che si impegnano per diventare professionisti nel loro sport sanno quanto sia difficile. Ma una volta raggiunto quell’obbiettivo ce ne sono sempre altri, se non è così rimanere al top è impossibile. Amo correre e voglio farlo vincendo dappertutto nel mondo, non solo nei campionati europei ma anche americani o asiatici per esempio. Il mio desiderio è quello di correre praticamente ogni weekend, spostandomi da nazione a nazione e da campionato a campionato. Se mi chiedessi dove correrei se potessi scegliere liberamente ti direi Indycar, il campionato formula americano più importante. Le vetture sono più semplici delle F1 ma brutali e pure, i piloti sono tosti ma l’ambiente è super amichevole, i tracciati sono molto vari, dagli ovali ai cittadini e in più il campionato si svolge in America. Più che di sogni mi piace parlare di obbiettivi e ne ho davvero tanti. Vincere non è mai abbastanza quindi qualcosa che mi spinge particolarmente ci sarà sempre".

Buona fortuna Carlo...